Le parole del giudice del Premio Costa Smeralda 2024 dopo l’annuncio di un disegno di legge contro le declinazioni al femminile negli atti pubblici
Non si placano le polemiche dopo le recenti «Disposizioni per la tutela della lingua italiana, rispetto alle differenze di genere». È questo il titolo del disegno di legge scritto dal senatore della Lega Manfredi Potenti. Una norma che punta a impedire l’uso del femminile per gli incarichi di lavoro. Sindaca, avvocata, e rettrice (solo per citarne alcune) sarebbero entrate di fatto nella lista nera delle parole vietate se fosse passata la legge con il rischio di una multa salata per chi osa andare contro quella legge: 5mila euro.
A rivelare i dettagli della norma è stato Adnkronos che ha avuto modo di leggere in anteprima la disposizione del senatore Potenti: «In qualsiasi atto o documento emanato da Enti pubblici o da altri enti finanziati con fondi pubblici o comunque destinati alla pubblica utilità, è fatto divieto del genere femminile per neologismi applicati ai titoli istituzionali dello Stato, ai gradi militari, ai titoli professionali, alle onorificenze, ed agli incarichi individuati da atti aventi forza di legge».
L’obiettivo è i «preservare l’integrità della lingua italiana» ma c’è chi, come la scrittrice e giudice del Premio Costa Smeralda Chiara Valerio, ha individuato altri problemi da risolvere a suon di ddl: migliorando le condizioni in cui docenti insegnano a scuola; potenziando le traduzioni di libri italiani in altre lingue («A ottobre – ricorda Valerio – l’Italia sarà il paese ospite alla Fiera di Francoforte, uno dei principali luoghi di vendita e acquisto diritti»); capire quale sia l’italiano con il quale vengono addestrate le intelligenze artificiali. «No. Potenti propone di multare chi negli atti pubblici utilizza le parole “sindaca”, “questora”, “rettrice”, “avvocata”».
Per Valerio «preservare una lingua non vuol dire impedire che la lingua si pieghi secondo necessità e volontà di chi la parla, ma diffonderla, inclinare i piani economici per insegnare (per esempio) l’italiano a chi arriva nel nostro paese, immaginare iniziative culturali ed editoriali perché quella lingua continui ad essere parlata, ed essendo parlata, a mutare».
La scrittrice si serve poi dei versi di Battiato per parlare dell’importanza del linguaggio. «Una lingua parlata somiglia a un essere vivente che se vuole spostarsi, si sposta. Migrano gli uccelli emigrano cantava Battiato, e vale per le lingue parlate e tutto il mondo animale, noi pure. Gli esseri umani non parlano una lingua per legge, ma perché vogliono capirsi ed essere capiti, sedurre ed essere sedotti. Quale idea di comprensione, immaginazione e desiderio ha chi pensa si possa impedire per legge l’utilizzo di una parola? E dunque, domando, senza immaginazione, desiderio e comprensione quale idea politica può esistere?».
L’autrice non troverà risposta a queste domande dato che la Lega ha deciso di ritornare sui suoi passi. «La proposta di legge del senatore Manfredi Potenti è un’iniziativa del tutto personale. I vertici del partito, a partire dal capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, non condividono quanto riportato nel Ddl Potenti il cui testo non rispecchia in alcun modo la linea della Lega che ne ha già chiesto il ritiro immediato».
Riccardo Lo Re