Lo scrittore milanese con il suo ultimo lavoro ha conquistato il favore della giuria che lo ha premiato nella sezione Narrativa
Michele Mari con Le maestose rovine di Sferopoli (Einaudi, 2021) si è aggiudicato il Premio Narrativa del Premio Costa Smeralda 2022. Quando si afferma che in Italia ci sono più scrittori che lettori si fa un’affermazione superficiale. Lo spiega la motivazione al premio assegnato dalla giuria. Si confonde cioè il piano creativo, emozionale, stilistico pensato per durare, col “pubblicare”. A leggere i romanzi e raccolte di racconti di Michele Mari (Fantasmagonia, Verderame, Leggenda Privata, Tu, sanguinosa infanzia) il dilemma fra lo scrivere, o semplicemente pubblicare, si scioglie immediatamente. Le maestose rovine di Sferopoli è una raccolta di racconti brevi e fulminanti, meravigliosamente concepiti. Un capolavoro di scrittura in un ambito, come quello del racconto, ritenuto, a torto, un sottogenere; mentre, al contrario, richiama e mette in luce quelle capacità che, per l’appunto, chiariscono la distanza tra chi scrive e chi, momentaneamente, pubblica. «Questo è il primo premio nella storia di questo libro, magari potrebbe essere anche l’ultimo quindi ha certamente una sua preziosità» ironizza Mari subito dopo la cerimonia di premiazione a Porto Cervo. «Aver ricevuto questo premio mi fa particolarmente piacere e ringrazio soprattutto in virtù del fatto che, purtroppo, in generale i racconti godono di scarsissima considerazione nel mondo dell’editoria, della critica, della stampa e dei premi – spiega il vincitore del Premio Narrativa -. A me piace molto il genere del racconto, ogni due o tre miei libri uno è di racconti, quindi, sono contento che questo libro tenga alta la bandiera del genere, che è più ottocentesco che novecentesco, più anglosassone che italiano. Insomma, da noi stenta ad imporsi».
Ma qual è la caratteristica principale del libro vincitore? «Un libro di incubi, di sogni e di visioni, che non si contestualizza con questa epoca – sottolinea Michele Mari -. Qui ci sono capricci e divertimenti letterari, esperimenti linguistici, poi parliamo di un libro che recupera cose mie del passato a cui ho cercato di dare un’architettura attraverso le successioni». Un’occasione per scoprire anche una parte di Sardegna che lo scrittore non aveva mai visto. «Questa è la mia prima volta a Porto Cervo e nel Consorzio Costa Smeralda. Le mie precedenti visite in Sardegna, sempre per motivi letterari, sono state a Cagliari e in Ogliastra. Sono felice di essere qui e che in giuria ci fosse Marcello Fois, di cui ho apprezzato molto il romanzo su Grazia Deledda (“Quasi Grazia”, ndr). Una grande scrittrice che appartiene a un mondo letterario completamente diverso dal mio, ma una scrittrice che quando la lessi mi colpì per la coerenza del suo spirito tragico e cinico insieme».
Giandomenico Mele