Benedetta Craveri, vincitrice del Premio Costa Smeralda 2022, racconta come la contessa Virginia Verasis di Castiglione si impegnò per l’unità d’Italia
Chi è stata la contessa di Castiglione? Virginia Oldoini, figlia del marchese spezzino Filippo e della fiorentina Isabella Lamporecchi, nata nel 1837 a Firenze, sposata con il conte Francesco Verasis Asinari di Costigliole d’Asti e di Castiglione Tinella, morta a Parigi nel 1899, passata alla storia come la divine comtesse, come la definì il suo biografo Robert de Montesquiou, è stata una figura molto complessa: per vent’anni regina dei salotti e delle alcove di Parigi e Torino, grazie alla bellezza e al fascino, ma soprattutto all’intelligenza anche politica, all’audacia, alla volontà di dominio.
L’idea di raccontarci un personaggio avvolto nel mito – pur radicato nella concretezza della storia del XIX secolo – attraverso la corrispondenza di e con la Contessa, in Italia poteva essere effettuata con tale rigore soltanto da Benedetta Craveri, grande studiosa e francesista. Il lavoro di Craveri toglie la contessa di Castiglione dal letto di Napoleone III e dal cliché di “puttana del Risorgimento”.
Virginia era una donna straordinaria, dedita alla causa dell’unità d’Italia e al riscatto di un Paese che nella sua visione poteva tornare il punto di riferimento culturale d’Europa.
Di fatto, a letto con Napoleone III la contessa ci andò; e sulla sua strada trovò l’imperatrice Eugenia, spagnola e anti-italiana, che per screditare la rivale inscenò un falso attentato al marito all’uscita della casa di Virginia.
La contessa era innocente, e l’imperatore tornò a farle visita. Ma Eugenia lo gettò nelle braccia di un’altra italiana, che poteva controllare: Maria Anna Zanobi di Ricci.
La Contessa (Adelphi, pp.452, euro 24) è quindi un ritratto costruito sul linguaggio delle lettere, che ripercorrono la sua vita, dalla nascita al matrimonio, dalla nascita del figlio Giorgio al debutto della sua bellezza perfetta a Parigi dove la Contessa, divenuta amante di Napoleone III, fungerà da arma diplomatico-erotica essenziale a realizzare i piani del cugino conte di Cavour e del re Vittorio Emanuele II, del quale pure sarà amante.
E queste lettere, che Craveri ha ricomposto, sono ora avvincenti, ora brutali, ora eccitanti, sempre sorprendenti. La capacità della Contessa di cogliere ciò che accade nel mondo maschile – politico, militare, diplomatico – è stupefacente: il linguaggio di Nicchia (dal diminutivo Virginicchia) s’impenna, corre, frena, e sempre corrisponde alla sua ansia di trovare il modo di avere un suo ruolo sulla scacchiera internazionale. Certo, attraverso la sua bellezza, sua croce e delizia.
“Più della disinvoltura sentimentale, quello che disturbava nella contessa di Castiglione erano la ‘stravaganza scandalosa’, l’irrequietezza, la vita misteriosa e girovaga. Appariva e spariva continuamente, era sempre in viaggio, tanto che l’avevano soprannominata ‘la valigia del mistero’”. E vi sono, a testimoniare la sua inafferrabilità, le straordinarie foto di Pierre-Louis Pierson (alcune riprodotte al centro del libro). Evviva la libertà di Nicchia, con tutto quello che ancora riesce a rappresentare ai nostri occhi.
(La contessa, pubblicato da Adelphi, in copertina ha una delle celebri foto che Virginia, antesignana anche come modella, si fece scattare).
Arianna Pinton