In occasione dei 100 anni dalla nascita del grande scrittore siracusano, ripercorriamo il concorso letterario che lo portò a innamorarsi dell’Isola de’ sardi
Non è un caso che la Sardegna riesca sempre a catturare il cuore di chi ha la fortuna di visitarla, e i grandi scrittori non fanno certo eccezione. L’occasione che ha stregato Elio Vittorini è iniziata quasi per gioco nel 1932, all’età di ventiquattro anni, dopo aver ricevuto l’invito dalla rivista Italia Letteraria a visitare l’isola de’ sardi insieme ad altri giovani scrittori. Il pretesto di questa “vacanza” ricorda la più recente iniziativa culturale del Consorzio Costa Smeralda: un concorso letterario indetto dalla rivista con in palio cinquemila lire, consegnati a chi avesse saputo scrivere il diario di viaggio che meglio riassumeva le bellezze del territorio sardo. Il concorso – come il Premio Costa Smeralda – vantava una giuria d’eccezione composta allora dallo scrittore Silvio Benco, il pittore Cipriano Efisio Oppo e dal Premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda. A riprova del talento, quasi non stupisce che a vincere fu proprio Vittorini – iscritto con lo pseudonimo di “Amok” – a pari merito con il giornalista Virgilio Lilli. “È una vera isola, Sardegna, dentro il suo splendore e le sue tempeste. E di qualcosa di salmastro odora anche su a mille metri.”. Il diario di Vittorini, pubblicato nel 1953 con il titolo definitivo di Sardegna come un’infanzia, dipinge l’Isola e la sua società con un entusiasmo aperto al nuovo e al diverso, proponendo anche una riflessione sulla ricerca della felicità tra tradizione e progresso. Quello che dal racconto è il ricordo di un’infanzia indelebile a cui ci si rivolge, ormai anziani, con l’inevitabile malinconia di chi sa di aver trovato – e poi lasciato – il paradiso.
Vittorini, un’icona editoriale
Scrittore, critico letterario e giornalista, Elio Vittorini è una delle figure più importanti della letteratura italiana del dopoguerra. Si interessa fin da subito al panorama culturale e politico del Paese, abbracciando la corrente letteraria del neorealismo. Innegabile la sua importanza nel panorama editoriale italiano, e non solo in veste di scrittore. Presso la casa editrice Einaudi apre la collana I gettoni in cui introduce giovani autori e nuove proposte, tra cui Beppe Fenoglio e Italo Calvino. Con quest’ultimo fonda nel 1959 Il Menabò, rivista letteraria a carattere monografico incentrata sulle “questioni aperte” e sui cambiamenti letterari del periodo. Come curatore, Vittorini ha anche contribuito a portare in Italia alcuni tra gli scrittori più famosi e importanti della letteratura americana, tra cui la prima apparizione nel mercato editoriale italiano di John Fante, presente nella raccolta antologica Americana. Oltre al diario della sua esperienza sull’Isola dei sardi, tra i suoi romanzi più importanti si ricordano Conversazione in Sicilia (1941), Uomini e no (1945) e Erica e i suoi fratelli, rimasto incompiuto a causa della scomparsa dell’autore nel 1966.
Francesco di Nuzzo