L’autore de “L’insostenibile leggerezza dell’essere” si è spento nella sua casa di Parigi all’età di novantaquattro anni
“La storia è leggera al pari delle singole vite umane, insostenibilmente leggera, leggera come una piuma, come la polvere che turbina nell’aria, come qualcosa che domani non ci sarà più.” Tanto si può dire della vita di Milan Kundera, scrittore e poeta cecoslovacco naturalizzato francese scomparso all’età di novantaquattro anni il 12 luglio scorso nella sua casa di Parigi. Il suo nome è legato in maniera indissolubile a quello della sua opera più famosa, il romanzo del 1984 “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, titolo che affronta tematiche legate alla natura della vita, dell’amore e della libertà di scegliere il proprio cammino. Il libro ha ispirato, tra gli altri, il film con protagonista il Premio Oscar Daniel Day-Lewis e un brano di Antonello Venditti: “Questa insostenibile leggerezza dell’essere” nell’album Venditti e Segreti.
Un’esistenza leggera
Tra i più influenti narratori contemporanei, negli anni Sessanta e Settanta Milan Kundera ha partecipato nell’attività politica e culturale della Cecoslovacchia, supportando la Primavera di Praga del ‘68 e criticando aspramente il controllo governativo del regime comunista sulla cultura del proprio paese. Questo coinvolgimento lo ha portato a subire censura e persecuzioni di partito, a seguito delle quali fu costretto a lasciare la sua terra natale nel 1975 e a stabilirsi in Francia, dove riuscì a ottenere la cittadinanza nel 1981. Nonostante l’ampio successo di pubblico, Kundera ha sempre evitato le attenzioni dei media, concedendo rarissime interviste e mantenendo un assoluto riserbo sulla sua vita personale; una posizione coerente con l’idea che la letteratura debba parlare per sé stessa e che l’autore non debba necessariamente interferire con l’interpretazione del lettore. Kundera ha continuato a scrivere romanzi anche dopo il suo esilio, pubblicando opere di grande successo come L’immortalità (1990) e L’ignoranza (2001), che esplorano nel dettaglio la complessità dell’esistenza umana attraverso una profonda analisi psicologica. Ha inoltre pubblicato anche diversi saggi, racconti e testi teatrali. La sua opera letteraria ha ottenuto un grande successo di critica e pubblico ricevendo numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Jerusalem nel 1985 e il Premio Herder nel 2000. Purtroppo, nonostante numerose segnalazioni anno dopo anno, non gli è mai stato conferito il Nobel.
Francesco di Nuzzo
Crediti foto copertina: Elisa Cabot – Flickr