Lo scrittore Premio Nobel intervenuto in un incontro all’Università di Padova nel pieno delle celebrazioni dei suoi 800 anni
Orhan Pamuk, nato a Istanbul nel 1952 e conosciuto per Il mio nome è rosso, Neve e Il Museo dell’innocenza, ha pubblicato di recente il suo ultimo romanzo dal titolo “Le notti della peste”. Un libro che già dai primi mesi è riuscito a farsi strada nel mondo letterario con un testo costruito su più livelli e che cade per altro in un periodo storia fortemente legato al racconto. Ancora oggi è presente quella ferita che si è creata durante l’emergenza sanitaria. Un effetto causato dalla pandemia che ha avuto dei risvolti che hanno superato di gran lunga i confini della scienza, influenzando la società moderna. Pamuk con questo titolo si rifà ai classici archetipi della tradizione letteraria come la «peste» di Albert Camus e di Alessandro Manzoni, usata come contesto per descrivere le vicende di ciascun personaggio. Ma oltre a riferirsi a un mondo passato è riuscito a immaginarsi uno completamente nuovo come l’isola di Mingher, perfetta rappresentazione di un microcosmo che altro non è che lo specchio della società e dei suoi meccanismi.
Ma a rendere interessante questo libro è la perfetta coincidenza con l’attualità, rendendolo un testo ancora più autentico di quanto non lo fosse già. Pamuk ha più volte dichiarato che il lavoro era cominciato molti anni prima del covid (non si spiegherebbe altrimenti la lunghezza di questo volume di oltre settecento pagine), ma è comunque bello pensare che nulla accade mai per caso, visto quanto è successo dopo le prime odiate pandemiche che hanno di fatto mostrato le fragilità di un sistema che tocca sia il collettivo che l’individuo. Del resto la stessa motivazione che ha portato alla vittoria del Premio Nobel descrive perfettamente la sua capacità di «ricercare l’anima malinconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli per rappresentare scontri e legami fra diverse culture». Dopo essere passato per il Premio Costa Smeralda, Orhan Pamuk è intervenuto all’università di Padova lo scorso 30 settembre in un incontro con l’evoluzionista Telmo Pievani avvenuto in occasione degli 800 anni di Unipd.
Riccardo Lo Re