Con la nuova edizione alle porte, abbiamo parlato con la giudice riguardo le novità del Premio Costa Smeralda
Scrittrice, traduttrice e direttrice della Fondazione Circolo dei lettori di Torino, Elena Loewenthal è dal 2022 tra i giurati del Premio Costa Smeralda. In vista della prossima edizione del premio, che si svolgerà a Porto Cervo questa primavera, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con la scrittrice, che ha gentilmente condiviso con noi alcune riflessioni sul premio letterario rispondendo, in pillole, a qualche domanda.
Cosa si aspetta dall’edizione 2024?
Mi aspetto dall’edizione 2024 non solo di replicare il successo del ‘23, ma di moltiplicarlo. È un premio che sta dando tante soddisfazioni a noi giurati, agli autori premiati, al territorio e credo che ci sia ancora un bello spazio di crescita, di dialogo e di racconto di grandi libri.
Quali sono i criteri nella scelta della rosa dei finalisti?
Io applico dei criteri molto classici. Prima di tutto quella regola per cui un libro deve appassionarti, non deve annoiarti e devi, come dire, voltare le pagine senza rendertene conto perché sei dentro la storia. Questo per me è un elemento fondamentale, la lettura è prima di tutto un piacere. Per quel che riguarda la saggistica, ritengo che i libri devono stare al loro posto nella contemporaneità, devono saperci far guardare al mondo in un modo un pochino diverso da come lo guardavamo prima.
Come e dove trova il tempo di leggere così tanti libri?
Trovo il tempo per leggere perché non ho altri hobby, diciamo così. La lettura per me è una necessità, un mondo e continua a piacermi. È una delle cose più belle che si possano fare al mondo.
Perché ha scelto di far parte della giuria del Premio Costa Smeralda?
Perché mi piacciono le sfide, perché è una giuria composta da persone che stimo, con le quali non sono sempre d’accordo, ma questo è il bello della giuria, e perché si parla di libri. Ecco, soprattutto perché è un’occasione per parlare di libri.
Si considera un intellettuale?
Sì, mi considero un intellettuale, con tutte le riserve del caso. Non rinnego questa definizione. L’intellettuale è la persona che deve invitarti a guardare le cose da una prospettiva diversa, in qualche modo deve destabilizzare chi lo ascolta, chi lo legge, chi lo sente. Questo è un meccanismo, il fatto di sentirsi Instabili e di provare a guardare le cose da una prospettiva diversa, è un modo fondamentale per conoscere e conoscersi. Quindi credo che il ruolo degli intellettuali, artisti, scienziati e filosofi sia proprio quello di aiutarci a conoscerci meglio.
Che rapporto ha con i social?
Li uso, li frequento, penso che sia indispensabile in qualche modo affacciarsi anche solo passivamente su questi luoghi virtuali, ma molto reali.
Riccardo Lo Re e Francesco di Nuzzo