Con la nuova edizione alle porte, abbiamo parlato con il direttore artistico e presidente della giuria riguardo le novità del Premio Costa Smeralda
Giornalista e responsabile della redazione Commenti e del Domenicale de Il Sole 24 Ore, dal 2022 Stefano Salis ricopre il ruolo di direttore artistico del Premio Costa Smeralda, per il quale ha proposto una formula rinnovata e una giuria d’eccezione di cui è presidente. In vista della prossima edizione del premio, che si svolgerà a Porto Cervo questa primavera, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con il giornalista, che ha gentilmente condiviso con noi alcune riflessioni sul premio letterario rispondendo, in pillole, a qualche domanda.
Nuova edizione del Premio Costa Smeralda. Può svelare qualche anticipazione?
Avremo un ospite internazionale molto importante, avremo dei grandi premiati dal punto di vista sia della cultura del Mediterraneo che del premio speciale, che negli anni scorsi è andato a due artisti sardi di grandissimo valore come Gallino Murgia e Antonio Marras, e credo che avremo delle terzine, sia per la saggistica che per la narrativa, di assoluta qualità. Non posso svelare i nomi, però saranno di grande qualità.
Lei è al terzo anno di direzione creativa. Che cosa è cambiato oggi rispetto al passato? O che cosa vorrebbe che cambiasse?
Credo che bisogna sottolineare invece il valore della continuità. Questo è un premio giovane che cerca di farsi spazio dentro un panorama di premi letterari già abbastanza consolidato, che però cerca di mettere la qualità dei libri al primo posto. Secondo me quello che dobbiamo continuare a fare, se ci sarà la possibilità, è quello di insistere sulla qualità dei libri, la qualità della scrittura, la qualità dei testi. Se non siamo credibili da questo punto di vista non lo saremo neanche dagli altri.
Molti follower ci scrivono centinaia di commenti tutto l’anno candidando i loro scritti. Non ha mai pensato di aprire una terza sezione, oltre a narrativa e saggistica, anche per esordienti?
Esistono dei premi per gli esordienti e quindi lascerei il campo a loro, anche perché è un settore molto delicato. Credo che però sia vincente la formula che il premio Costa Smeralda ha intuito, cioè quello di affidare a una giuria qualificata e indiscutibile la territorialità della scelta. Nel senso che presidiamo i libri, li scegliamo e ci mettiamo la faccia, e questo a dispetto del successo, del pubblico, dei suggerimenti. Credo che questo sia un motivo di credibilità.
Quanto è importante avere al fianco una giuria di qualità in questo premio letterario?
È la cosa fondamentale, perché se non avessimo una giuria ristretta, tra l’altro a maggioranza femminile, di grande qualità – sono tutte persone che lavorano nell’editoria, sono scrittrici, scrittori, direttori di collana, gente che fa di mestiere quello dell’editoria. Se non ci fosse questo sarebbe in qualche modo perdente. Io credo che, invece, con una giuria così ampiamente qualificata di lettori, che tutto l’anno legge dei libri, li segnala – perché ce li segnaliamo gli uni con gli altri – sappiamo che possiamo fidarci l’uno degli altri e che il premio è trasparente. Facciamo la riunione della giuria aperta ai nostri organizzatori e ai nostri comunicatori, per cui vedono come lavoriamo, come ci scontriamo e come troviamo l’accordo .
Per la destinazione Costa Smeralda, qual è il valore aggiunto di avere un premio letterario?
Credo che sia un premio che dà alla Costa Smeralda un valore aggiunto in più sul terreno della diversità. La cultura è un sale vincente che va messo per aggiungere alla pietanza, che è fatta di bellezza geografica, di indiscutibile qualità turistica, di un posto baciato da Dio, un ingrediente in più che è fondamentale, senza il quale mancherebbe qualcosa. Credo che chi ha organizzato questo premio abbia voluto intendere esattamente questo e noi proviamo a soddisfare questa esigenza.
Che rapporto ha con i social?
Personalmente non sono un grande fruitore dei social. Lo dico da dinosauro della carta, questo è un mio difetto, sicuramente. Dovrei forse incrementarlo, però credo che ci sia un problema di profondità. I social è un qualcosa che segnala, ma non ha il tempo di approfondire. Il libro è qualcosa che invece rimane, quando è di qualità, a dispetto del poco tempo che abbiamo da dedicare alla lettura.
C’è un libro in cui si è immedesimato di più?
Tanti, la carriera di lettore è fatta da tanti libri che tu vivi diversamente a seconda del tempo in cui lo leggi. Se da ragazzo uno legge I ragazzi della via Pal di Molnàr è impossibile non commuoversi, da universitario ho amato tantissimo I Promessi Sposi, che è un libro che invece ti fanno odiare a scuola, da adulto trovi tutta la narrativa e poi anche la saggistica che, volta per volta anno per anno, ti accompagna nel tuo percorso di vita.
Quale libro adatterebbe in un film o fiction?
I grandi classici rimangono ancora il terreno fertile per riadattare continuamente. Un libro come L’Odissea è un libro che continuamente ci offre opportunità di adattamento e rinnovamento, e sempre su questo terreno Un’Odissea di Daniel Mendelsohn, in Italia pubblicato da Einaudi, è un libro sul rapporto padre figlio che meriterebbe senz’altro un film.
Riccardo Lo Re e Francesco di Nuzzo