La giudice del Premio Costa Smeralda ha recensito l’opera letteraria più importante del padre della scienza moderna
Da sempre, l’umanità ha cercato di decifrare il significato del mondo che la circonda. In quale linguaggio è codificata la realtà? E quali storie si celano tra le righe delle sue pagine? Alcune di queste cruciali domande hanno trovato risposta nelle opere di Galileo Galilei, considerato il padre della scienza moderna che ha introdotto il metodo scientifico basato sull’osservazione e sulla sperimentazione.
Ora il trattato Il Saggiatore, una delle sue opere più importanti, fa ritorno nelle librerie con una nuova edizione edita da Hoepli e arricchita di commento a cura di Michele Camerota e Franco Giudice. Per l’occasione il libro è stato recensito sulle pagine di Robinson – l’inserto culturale del quotidiano La Repubblica – da Chiara Valerio, scrittrice, matematica e giudice del Premio Costa Smeralda. Nella sua recensione, Valerio ha ribadito l’importanza di Galileo nella formulazione di una nuova scienza che cerca di comprendere la natura non più attraverso l’antropomorfismo, ma sulle sue qualità matematiche. La recensione completa del libro può essere letta sul sito del quotidiano.
Un grandissimo libro scritto in matematica
Il Saggiatore è un trattato redatto da Galileo Galilei nel 1623 in risposta a un contrasto scientifico avuto con il matematico Orazio Grassi riguardo all’origine delle comete ed è considerato tra le opere più importanti dello scienziato pisano per stile letterario e significato. Nel testo, Galileo critica l’approccio scientifico di Grassi, ritenuto antiquato e basato sulle astrazioni, promuovendo invece l’importanza cruciale di un metodo basato sull’osservazione e sulla sperimentazione. Nel testo è contenuta la famosa metafora del “libro della natura” che paragona l’universo a un libro e la matematica al suo alfabeto, una chiara dichiarazione sull’importanza della matematica nella comprensione scientifica.
“La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.”
Francesco di Nuzzo