La scrittrice finalista del Premio Costa Smeralda ha commentato il giudizio di primo grado del processo legato al femminicidio di Giulia Cecchettin
Ginevra Lamberti ha scritto di recente un commento su Filippo Turetta, condannato alla pena dell’ergastolo un anno dopo il tragico femminicidio di Giulia Cecchettin. La sentenza è arrivata dopo 6 ore di camera di consiglio, ed è stata pronunciata nell’aula della Corte d’assise di Venezia dal presidente Stefano Manduzio. Le immagini girano ancora adesso sui social e nei principali organi d’informazione. Gli occhi chiusi e la testa bassa di Filippo Turetta, e le parole del padre Gino intervenuto al termine dell’udienza. «Abbiamo perso tutti come società, nessuno mi ridarà indietro Giulia, e io non sono né più sollevato né più triste di ieri e o di domani. Penso sia stata fatta giustizia e rispetto la sentenza, ma la violenza di genere non si combatte con le pene, bensì con la cultura. Come essere umano mi sento sconfitto. Come papà non è cambiato nulla rispetto a un anno fa».
Ginevra Lamberti, già intervenuta sul caso Cecchettin, è tornata a scrivere sul giornale Domani commentando la sentenza di condanna in primo grado all’ergastolo di Turetta. E parla di «un femminicidio che ha spezzato la corda di un sistema sociale, politico e culturale cieco, irresponsabile, omertoso». L’autrice, finalista del Premio Costa Smeralda 2024, ritiene che non ci sia stata una svolta effettiva dopo l’omicidio di Giulia. «Guardiamoci bene dal pensare che questo abbia segnato una svolta radicale. Il 2024 è stato un anno come un altro in cui le donne hanno continuato a essere ammazzate dagli uomini. Questa è un’evidenza suffragata dai dati e tuttavia è anche una considerazione incompleta».
Ma è altrettanto vero che con la morte di Giulia Cecchettin la parola femminicidio non si può più ignorare. È da qui che bisogna partire con misure concrete, immediate, ambiziose che vanno dai finanziamenti ai centri antiviolenza a contributi economici per garantire l’autonomia a molte donne che in questo momento si trovano in condizioni di povertà.
«Ora è tempo di elaborare il lutto collettivo ovvero di farne qualcosa. – conclude Ginevra Lamberti – La sua morte ci ha mostrato in modo inequivocabile la trasversalità della volontà di potere e controllo che gli uomini agiscono o desiderano agire sulle donne. È dunque altrettanto inequivocabile che abbiamo bisogno di pianificare mutamenti sociali a lungo termine, così come di arginare abusi e violenze nell’immediato».
Riccardo Lo Re