Il nuovo saggio della giudice del Premio Costa Smeralda ripercorre la storia della lingua sacra per antonomasia
La storia della lingua ebraica riflette il lungo cammino che il suo popolo ha dovuto affrontare nel corso della storia, un racconto millenario e appassionante che Elena Loewenthal – autrice e giudice del Premio Costa Smeralda – ha voluto presentare nel suo ultimo saggio Breve Storia (d’amore) della lingua ebraica, disponibile in libreria dal 9 gennaio.
Il libro, edito da Einaudi, ripercorre in breve la storia della lingua sacra per antonomasia, senza però proporsi come un manuale esaustivo di grammatica o un dettagliato resoconto della sua evoluzione, bensì come una dichiarazione d’amore a questa lingua “vecchia e nuova”: un ebraico che, nel corso delle generazioni, non ha mai smesso di essere “amato, letto, scritto”, e proprio come un albero si è intrecciato saldamente alla storia del suo popolo.
Una lingua antica e nuova
L’evoluzione della lingua ebraica è legata a doppio filo con la storia del suo popolo e con le trasformazioni che si sono verificate nel corso dei secoli. Inizialmente, l’ebraico rappresentava la lingua parlata dagli Ebrei nell’area del Vicino Oriente ed è ancora oggi la lingua predominante nei principali testi sacri delle religioni Ebraica e Cristiana. Nel periodo del Secondo Tempio (VI sec. a. C.), molti ebrei abbandonarono l’ebraico in favore dell’aramaico fino a perdere, durante il Medioevo, la sua predominanza come lingua parlata, rimanendo però vitale nei contesti letterari, liturgici e filosofici.
Gli ebrei della diaspora, infatti, utilizzavano l’ebraico principalmente per le cerimonie religiose, mentre nelle attività quotidiane preferivano lingue locali o create dalla comunità stessa, come lo yiddish. Pur non essendo più utilizzato come linguaggio comune, l’ebraico ha continuato ad essere impiegato come mezzo di comunicazione scritta tra gli ebrei, proprio come accadde anche al latino per i cristiani d’occidente.
Una figura fondamentale nel processo di modernizzazione della lingua fu Eliezer Ben Yehuda, giornalista e filologo, i cui sforzi nel rendere l’ebraico adatto alla vita moderna portarono alla creazione di molte parole comuni non presenti nel vocabolario originale e alla fondazione dell’Accademia della lingua ebraica nel 1890. L’ebraico divenne lingua ufficiale in Israele, insieme all’arabo e all’inglese, durante il mandato britannico nella regione. Infine, con la creazione dello Stato di Israele, dal 1948 l’ebraico divenne la lingua ufficiale, contando oggi circa 9 milioni di parlanti, di cui la metà sono madrelingua.
Francesco di Nuzzo
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