Una donna intellettuale divisiva che unisce e lascia la voglia di lottare per i diritti. I diritti di tutti
Michela Murgia aveva annunciato l’imminenza di questo giorno, era maggio: il quarto stadio del suo carcinoma renale non le avrebbe dato scampo. Si spegne a Roma all’età di 51 anni, dopo essersi affidata ad Aldo Cazzullo in un’intervista per il Corriere della Sera. Intellettuale e scrittrice da Cabras, nella provincia di Oristano, conquista gli spalti di un attivismo che cambia gli stilemi di una comunicazione e spinge a riflessioni necessarie mentre interroga il mondo e le differenze che lo abitano. È la sua casa editrice, Mondadori, con cui ha pubblicato Tre Ciotole, a postare in un tweet il saluto “Ciao Michela” con un cuore rosso su una foto di lei sorridente che sfoglia un libro. Ma sui social si moltiplicano i messaggi di cordoglio da chi l’aveva apprezzata e da chi si è trovato sul fronte opposto delle sue battaglie civili. Nello scorso luglio sposando Lorenzo Terenzi, la scrittrice ha sottolineato la necessità di contrarre le nozze per vedere garantiti i diritti al compagno e a quella che lei definisce la ‘famiglia queer’: dichiarerà un gap sociale e una falla nel sistema giuridico. «Il rito che avremmo voluto non esiste» e scatena polemiche intorno all’idea di matrimonio. Lorenzo Terenzi è l’attore, regista, autore e anche musicista, che Michela Murgia ha conosciuto nel 2017 come protagonista di uno spettacolo teatrale; lo sposa, una volta trasferitasi nella nuova casa con giardino, nella grande festa per celebrare l’unione di un intero gruppo. Una nuova idea di famiglia tra persone che condividono visioni e intenti. In una molteplicità di relazioni, che porta la scrittrice tra l’altro all’adozione di un figlio, tra i partecipanti vestiti di bianco c’è anche Roberto Saviano.
Di formazione cattolica nel 2011 pubblica Ave Mary, riflessione sul ruolo della donna e la Chiesa. Tra le opere successive il romanzo L’incontro, che analizza i temi della condivisione e delle affinità; il testo sul femminicidio L’ho uccisa perché l’amavo. Falso! che con Loredana Lipperini si fa apertura e avanguardia di un dibattito sociale che nel tempo diventerà nodale, poi i romanzi Chirù e Futuro interiore. Michela Murgia è stata sposata con Manuel Persico, l’informatico bergamasco che dal 2010 con lei dividerà quattro anni di vita. Ancorata alle sue radici, nel 2008 pubblica per Einaudi Viaggio in Sardegna, una guida letteraria al mistero affascinante tra i segreti dell’isola. Due anni più tardi, sempre per Einaudi, con Accabadora affronta eutanasia e adozione in un romanzo che si accaparra il Premio Dessì, il SuperMondello e il Campiello e s’inerpica sontuoso nell’isola degli anni Cinquanta. Non inizia con la carriera di scrittrice la sua vita lavorativa; ha svolto l’attività insegnante di religione e, tra le altre, racconta l’esperienza come venditrice telefonica nel suo primo libro: Il mondo deve sapere del 2006. Ne nasce un seguito blog sul mondo dei call center e delle multinazionali che ispirerà l’opera teatrale omonima e il fortunato film Tutta la vita davanti.
Nell’ultimo ventennio il suo è stato un contributo dibattito culturale italiano tra i più seguiti. Libri, spettacoli e rubriche storiche registrano un pensiero scaturito da profondi convincimenti e da una viva attività politica: nel 2007 sostenne la candidatura di Mario Adinolfi alle primarie del Partito Democratico, poi ha sostenuto il movimento iRS – Indipendentzia Repubrica de Sardigna, e in seguito il partito indipendentista ProgReS Progetu Repùblica de Sardigna. Alle regionali della Sardegna del 2014 si è presentata come presidente arrivando terza, quindi senza ottenere il seggio. Alle europee del 2019 appoggia la lista Sinistra, che comprende Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista, L’Altra Europa con Tsipras, Convergenza Socialista, Partito del Sud e Transform! Italia. Fortemente critica verso governo Meloni, non ha risparmiato le fiamme del suo eloquio trasformandosi, di volta in volta e sui temi più scottanti, in una tra le donne più seguite. Alle principali testate italiane ha rilasciato interviste che hanno fatto storia con dichiarazioni che definiscono il matrimonio come: «uno strumento patriarcale e limitato, che ci costringe a ridurre alla rappresentazione della coppia un’esperienza molto più ricca e forte, dove il numero 2 è il contrario di quello che siamo». Dedita alla realizzazione dell’idea che ha avuto di sé, Michela Murgia intraprende un viaggio sull’Orient Express. Nel 2019 era stata condannata a pagare 18mila euro, più interessi e spese legali, per “inadempienza contrattuale” nei confronti della casa editrice Il Maestrale. Si accende un cordoglio collettivo anche tra chi l’ha osteggiata e appare, per la leonessa indomita, un grande tifo. Nel livello elevatissimo di quel suo pensiero colto il suo congedo dissacra ancora una volta l’idea scontata di un addio per somigliare a un ennesimo atto di unione: «Io sto vivendo il tempo della mia vita adesso, ma non aspettate di avere un cancro per fare quello che volete».
Anna Maria Turra