L’intervista alla scrittrice e giudice del Premio Costa Smeralda andata in onda a Tagadà su La7
«In questo momento non si capisce quale sia la finalità della classe politica; non si capisce quali sono gli spazi in cui gli uomini possono vivere, quali problemi risolvere prima se le questioni di salute o le questioni economiche di piccolo cabotaggio giorno per giorno. Non capisco non tanto qual è il futuro a lungo termine, quanto quello a breve termine». Inizia così l’intervista di Chiara Valerio, giudice del Premio Costa Smeralda che durante la trasmissione di La7 Tagadà ha presentato Più libri più liberi. La Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria si terrò dal 4 all’8 dicembre a La Nuvola dell’Eur a Roma. Un’edizione che quest’anno ha scelto di dedicare il tema a La misura del mondo. Un omaggio alla ricorrenza dei 700 anni dalla morte di Marco Polo, viaggiatore e autore de Il Milione. «I piccoli e medi editori, quando abbiamo proposto questo argomento, hanno risposto in due direzioni: la prima è il conflitto a Gaza; la seconda è stata la segregazione e l’esclusione dei corpi. Quindi in qualche modo da La misura del mondo è stato risposto dicendo che laddove c’è guerra, e laddove c’è una distinzione tra corpo umano e corpo umano, non c’è lo spazio e non è misurabile lo spazio che c’è per noi».
La Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria vuole essere inoltre un’occasione per ricordare Giulia Cecchettin, ammazzata l’11 novembre 2023, e Giacomo Gobbato, ammazzato il 21 settembre 2024 per difendere una donna che era stata aggredita. «La violenza sulle donne è una violenza che non riguarda solo le donne, ma riguarda tutti quanti noi. Inoltre la rassegna è dedicata a Patricia Chendi, editor della casa editrice Marsilio, che aveva portato in Italia Madeline Miller, e a Ernesto Franco che ha diretto l’Einaudi ed è scomparso a settembre. Sono due persone che hanno fatto gli editori. Un modo per ricordare che i libri hanno a che fare con le persone».
Chiara Valerio è intervenuta anche in merito alle parole pronunciate dal Ministro Valditara durante la presentazione della fondazione Giulia Cecchettin. «La risposta della sorella è stata davvero precisa nei contenuti. Da quando è successa questa tragedia – una tragedia politica, sociale, personale – Gino ed Elena Cecchettin sono riusciti a fare di un grandissimo dolore l’occasione di una riflessione sul tema delle violenze, anche grazie alla creazione di una fondazione. L’idea di tirare fuori un’altra cosa (il legame tra le violenze sessuali e il fenomeno migratorio) in maniera pretestuosa mi è sembrata una mancanza di grazia. Ci sono due persone che stanno soffrendo, e mi è sembrata una mancanza di senso di pudore». L’intera intervista si può trovare qui.
Riccardo Lo Re