Lo ha scritto in un intervento pubblicato su Repubblica dopo la pubblicazione delle nuove linee guida per le scuole firmate dal Ministro Valditara
Si è creato un grande dibattito attorno alle nuove linee guida per le scuole firmate dal Ministro Valditara che accompagnano le norme in vigore dall’anno scolastico 2026-2027. Chiara Valerio, scrittrice e giudice del Premio Costa Smeralda, è intervenuta con un editoriale pubblicato sul giornale La Repubblica soffermandosi in particolare sul Teorema di Pitagora. Secondo infatti le nuove linee guida firmate da Valditara la matematica assume infatti un ruolo centrale essendo una disciplina capace di individuare che è vero e ciò che è falso. A supportare questa tesi viene citato il Teorema di Pitagora che «era vero 2.500 anni fa, è vero oggi e lo sarà per l’eternità. Abituare lo studente, e quindi il cittadino di domani, a ragionare e a distinguere fra vero e falso, è senza dubbio una delle competenze più rilevanti e attuali di questa disciplina, in una società come quella di oggi, basata sui social network, dove le notizie giungono senza filtri, se non manipolate».
Non è dello stesso avviso la scrittrice che confuta questa tesi sostenendo che «il linguaggio formale che regola i social network «dove le notizie giungono senza filtri, se non manipolate», è la matematica». La matematica, prosegue Chiara Valerio, non insegna la verità, ma «la verificabilità. Che una cosa sia vera “sempre” non significa, intanto, che sia vera “dovunque”».
Un teorema è valido solo in un sistema specifico, ma non è sempre applicabile secondo la studiosa. Di conseguenza la matematica non ha sempre la verità assoluta in tasca ma può insegnare a guardare il mondo da più punti di vista. «Se il punto è tornare ai classici, le matematiche sono più classiche del latino e del greco e, se i classici ci offrono una possibilità, la possibilità è quella di non pensare che vero e falso abbiano un confine netto. La possibilità è non annullare il contesto quando analizziamo, non sottrarre responsabilità allo sguardo e all’azione politica».
Per questo «usare il Teorema di Pitagora per dire che esiste una verità perenne e immutabile, e non dipenda dalle possibilità, l’immaginazione, le scelte e le intenzioni politiche di chi votando fa la democrazia è un pensiero che toglie la speranza, la fede e pure la carità, reprime la volontà di lottare per il futuro e alimenta il vittimismo. Altro che leggere la Bibbia».
Riccardo Lo Re