Il direttore artistico del Premio Costa Smeralda si racconta in questa breve intervista
Giornalista e amante della letteratura a 360 gradi, Stefano Salis è dal 2022 il direttore artistico e presidente della giuria del Premio Costa Smeralda, per il quale ha proposto una formula rinnovata e una selezione di giudici d’eccezione. In occasione dell’imminente prossima edizione del premio letterario abbiamo fatto quattro chiacchiere con Stefano, che si è gentilmente prestato a questa breve intervista in cui si parla con leggerezza di attualità, dei suoi interessi, ma soprattutto di libri.
Qual è stata la scintilla che ha fatto nascere la sua passione per la letteratura?
“Il nome della rosa” di Umberto Eco
Cosa cerca di solito in un libro?
La qualità.
Quali sono i tratti che distinguono un libro buono da un libro eccezionale?
Il libro eccezionale ti lascia la voglia di rileggerlo.
C’è un libro che le ha cambiato la vita?
“L’origine delle lingue neolatine” di Tagliavini. Non lo conosce nessuno. È un manuale di filologia moderna, ma è il motivo per cui ho deciso di laurearmi in lettere.
E uno così noioso da non poterlo finire?
Uh, tanti! Non finirei l’elenco!
Qual è il suo rituale di lettura più strano o insolito?
Finisco il libro e comincio subito dalla prima pagina per capire che cosa mi fossi perso all’inizio. Diciamo che per le prime 20 pagine funziona.
Come sta evolvendo, secondo lei, il panorama editoriale italiano in relazione alla società contemporanea?
La segue e ne cerca di intuire i gusti, come è sempre accaduto.
Qual è il formato preferito in cui preferisce leggere?
Non c’è proprio paragone: cartaceo, a letto.
Si parla molto di cambiare – o vietare – il testo di determinate opere letterarie. Pensa sia giusto cambiare un’opera letteraria o di intrattenimento?
In alcuni casi è giusto avvertire i lettori che la sensibilità è mutata e quindi ci sono delle parole che potrebbero risultare offensive, ma il testo non si tocca.
Se dovesse descrivere il suo rapporto con i libri attraverso una canzone, quale sceglierebbe?
Una canzone di Paolo Conte, Vieni via con me.
Crede che un libro possa perdere qualcosa nella traduzione da una lingua all’altra?
Certo.
Se potesse chiedere a un autore del passato una sola domanda, quale domanda e a chi la rivolgerebbe?
Chiederei a Dante Alighieri: “Perché non hai lasciato nulla di tuo pugno?”.
Se dovesse scrivere un libro su di lei, quale sarebbe il genere letterario scelto?
Un horror!
Francesco di Nuzzo